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Non ci sono UFO nella Crocefissione di Visoki Decani

Girando in rete e guardando Youtube ho spesso visto immagini associate agli Ufo o meglio alla teoria degli “antichi alieni” che poco centrano con esse, ma cosa che mi da ancora più fastidio è vedere opere pittoriche bellissime ricordate solo per  “stupidi particolari misteriosi” ne è un esempio la Crocefissione del  Monastero di Visoki Decani in Kosovo (foto sotto) del 1350, magnifica opera bizantina.

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Per questo motivo mi son messo a cercare in internet qualcuno che avesse le capacità per sfatare questo “credo” e ho trovato guarda a caso un altro ennesimo eccellente articolo di Diego Cuoghi che spero serva a mettere fine al mistero che sta dietro a questa opera.

 “La Crocifissione” del Monastero di Visoki Decani, Kosovo

Ci troviamo di fronte a uno dei casi più clamorosi, tra quelli pubblicati in molti siti ufologici, di fraintendimento del significato di un’opera d’arte, perchè solo chi non conosce la simbologia artistica dell’epoca può arrivare a sostenere che vi sono elementi misteriosi e incongrui.
Questa Crocifissione, dipinta nei primi decenni del XIV secolo, si trova nel terzo livello della cupola nel Monastero di Visoki Decani in Kosovo, ed è tra le opere più citate nei siti di clipeologia. Gli UFO sarebbero i due strani oggetti ai lati della croce, che vediamo ingranditi:

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In questo caso gli autori di quei siti sostengono che si tratterebbe di due astronavi con equipaggio, come possiamo leggere nelle pagine di Edicolaweb: «Jugoslavia, monastero di Visoki Decani, affresco della prima metà del XIV secolo. Si notano ai due angoli superiori, due capsule spaziali pilotate».
In particolare Mauro Paoletti, nell’articolo intitolato Il fenomeno ufologico nell’arte si spinge fino a dire che “Nel 1335, nella porzione di cielo di un affresco nel monastero dei Decani, Kosovo-Metohija, ex Jugoslavia, furono riprodotti due oggetti aerei, con una persona all’interno, che si inseguono sopra la scena che riproduce una Crocifissione. Gli affreschi sono rimasti sconosciuti fino al 1964, quando vennero fotografati con un teleobiettivo, dato che le immagini sono situate a circa quindici metri da terra. L’autore delle foto, Aleksander Paunovich, analizzandole, scorse due oggetti “aerei”. Nel primo, un uomo sembra pilotare l’oggetto, mentre rivolto all’indietro controlla la traiettoria del “velivolo” che segue. Nel secondo, si può osservare un essere che non presenta sembianze umane e tiene un oggetto fra le mani.
Gli angeli, raffigurati a contorno della scena, vigilano il volo degli oggetti e tengono gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie nell’atto di tapparle, come non volessero restare abbagliati o sordi. “

La storia, dopo essere stata pubblicata nella rivista jugoslava “Lumière” nel 1964, arrivò in Europa occidentale in un articolo pubblicato nel 1967 da Spoutnik, una rivista di cultura russa stampata in Francia. Nello stesso articolo, firmato da Viatcheslaw Zaitsev, si parlava anche del cosiddetto “astronauta di Fergana” e di altri “visitatori del cosmo” che l’autore credeva di individuare in antiche opere d’arte (anche Gesù, secondo Zaitsev, sarebbe stato un cosmonauta!).

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Ma la Crocifissione di Decani non contiene particolari “spaziali”, segue invece un modello iconografico tradizionale molto diffuso nel medioevo. In particolare un’opera d’arte che nella composizione ricorda questa Crocifissione è la Deposizione dalla Croce di Benedetto Antelami, che si trova nel Duomo di Parma

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Alle estremità della composizione, nella stessa posizione dell’affresco di Decani, sono raffigurati con aspetto umano il Sole e la Luna, testimoni della Crocifissione. In entrambe le opere d’arte i personaggi che rappresentano il Sole e la Luna guardano verso la Croce che si trova al centro della composizione. Il Sole e la Luna rappresentati come personaggi dalle fattezze umane sono visibili in molte crocifissioni in stle bizantino-ortodosso

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Qui vediamo un particolare della rilegatura di un antico Evangelario (Tesoro di San Clemente d’Ochrida, sec XIV), un particolare della crocifissione dipinta da Teophanes il Cretese in un monastero del Monte Athos e La crocifissione della chiesa di Karanlik, in Cappadocia:

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dal “Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte” di James Hall:
«Il sole e la luna ai due lati della croce sono elemento ricorrente nelle crocifissioni medievali. Essi sopravvissero fino al primo Rinascimento, ma sono rari dopo il XV secolo. La loro origine è antica. Sole e luna erano tradizionalmente presenti nell’iconografia delle divinità solari della Persia e della Grecia, e tale consuetudine si mntenne in epoca romana sulle monete recanti le effigi degli imperatori. Sembra che questa convenzione iconografica sia riuscita a penetrare nell’arte cristiana primitiva tramite la festività del Natale, sovrappostasi a una festa pagana che celebrava la rinascita del sole.Molto tempo prima delle più antiche raffigurazioni della Crocifissione, il sole e la luna comparivano in altri temi cristiani: il Battesimo, il Buon Pastore e la Maestà di Cristo. Quando si iniziò a raffigurare il Cristo in croce parve che un appropriato inserimento dei due simboli fosse già ratificato dalle scritture e dai teologi. I vangeli sinottici raccontano che verso mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. L’eclisse poteva essere semplicemente un segno del lutto dei cieli per la morte del Redentore; ma più specificatamente, secondo Agostino, il sole e la luna rivelavano il rapporto di prefigurazione che unisce i due Testamenti: l’Antico (la luna) si poteva comprendere solo alla luce del Nuovo (il sole). Negli esempi medievali, il sole e la luna possono essere rappresentati secondo la tipologia antica: il sole come figura maschile che guida una quadriga, la luna come figura femminile che conduce un carro di buoi, ciascuno all’interno di un disco circolare. Oppure il sole è rappresentato semplicemente da un busto maschile con un alone luminoso, e la luna da un busto femminile con il crescente lunare che contraddistingue Diana. Più tardi si riducono a due semplici dischi (in quello della luna può essere inscritto il crescente lunare) e a volte sono sorretti da angeli. Il sole compare alla destra di Cristo, la luna alla sua sinistra.»                        Spesso il Sole e la Luna venivano rappresentati come personaggi dalle fattezze umane alla guida di carri trainati rispettivamente da cavalli e da buoi, come in questo bassorilievo in avorio che fa parte della rilegatura del “Libro delle Pericopi di Enrico II” del XI secolo (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek):

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Tutte le immagini del monastero sono state gentilmente concesse da BLAGO Fund Archives e sono tratte dal sito Srpskoblago 

Conclusioni:

Nella Crocifissione di Decani non ci sono UFO. I due oggetti ai lati della croce sono il Sole e la Luna, rappresentati in maniera antropomorfa come in moltissime scene che raffigurano la Crocifissione in ambiente bizantino ortodosso.

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Un satellite in un’opera del ‘500 di Salimbeni?

Visto che in questi giorni è stato il compleanno del mio amico “Lupo” voglio dedicargli un post su un “mistero” che più volte abbiamo discusso….. Cosa è rappresentato nell’opera “Esaltazione dell’ Eucaristia”?

Come sempre accade se il mistero tratta di Arte mi avvalgo degli articoli dell’ottimo esperto Diego Cuoghi

“ESALTAZIONE DELL’EUCARISTIA” (part. della Trinità) di Ventura Salimbeni
Chiesa di San Pietro, Montalcino

 

Eccoci finalmente al tanto discusso UFO o “Sputnik” di Montalcino. E’ così che questo oggetto, dipinto da Ventura Salimbeni (spesso chiamato Bonaventura Salimbeni) alla fine del ‘500 nella chiesa di San Pietro a Montalcino, viene definito nei siti che trattano di oggetti volanti non identificati. Ad esempio nella pagina di Edicolaweb si dice che «ricorda appunto i satelliti artificiali russi». Lo stesso concetto lo troviamo nella recente pagina di Daniela Giordano, dove si legge che «the object reigning over the center of the painting (…) is an image reminding us of the 1950s in our century, when the Russian began to explore space by putting in orbit the first artificial satellites called Sputnik, marked usually with a progressive number.».

Il primo articolo a proposito del “satellite di Montalcino” venne però pubblicato da CLYPEUS (n. 38, aprile 1972). Nel testo, intitolato Un Explorer in Paradiso? Un satellite artificiale del ‘600 in mezzo alla trinità?, era riprodotta una lettera firmata Roberto Cappelli in cui veniva descritto lo strano dipinto. L’autore diceva di aver interpellato anche dei sacerdoti per chiedere quale potesse essere il significato di quell’oggetto ma non gli avevano saputo dare risposte (mi verrebbe da rispondere: vergogna! tornate in Seminario!). Un punto interessante della lettera di Cappelli è quello in cui dice che il globo “potrebbe sembrare anche di vetro, che le due circonferenze che si trovano nella regione equatoriale sembrano visibili anche dalla parte opposta, come in effetti si può notare guardando attentamente la foto più ravvicinata.
Un altro articolo venne pubblicato nel 1981 su SKYWATCH, una rivista ufologica “home-made” scritta a macchina. Qui in un articolo di Emy e Roberto Balbi intitolato Sputnik a Montalcinosi legge: “Nella parte alta possiamo osservare, poggiati su una larga nuvola, a sinistra Gesù Cristo e a destra Dio Padre, i quali tengono in mano (…) due specie di antenne collegate ad una grossa sfera trasparente, ma ben solida, mediante un attacco che ricorda, senza troppi sforzi di fantasia, le moderne antenne per autoradio. Le sommità di queste piccole antenne sono sormontate l’una da una croce e l’altra da una piccola sfera (…). La sfera nella quale sono infisse le antenne si presenta come fosse di vetro ed all’interno di essa, per dare l’idea della sfericità, vi è una scena dipinta con un forte coma-astigmatismo illustrante quello che sembra essere l’interno di una stanza con una porta. Una larga fascia equatoriale, appena accennata tutt’intorno alla sfera e che si vede anche dietro ed essa per indicare la trasparenza, sottolinea ancora una volta chiaramente la realtà dell’oggetto stesso. Il particolare che comunque ci lascia più perplessi, se già non ve ne fossero altri, è senz’altro quella protuberanza, a sinistra in basso, simile all’obiettivo per telecamera, all’interno del quale si indovina la presenza di una lente.
 L’articolo è presente nel web in una traduzione in spagnolo, dal titolo Un Sputnik en Montalcino, e come quello in italiano comprende due disegni che dovrebbero evidenziare la somiglianza:

 

Le ipotesi ufologiche però hanno rapidamente perso terreno, soprattutto dopo la pubblicazione dell’articolo di Samuele Ghilardi, Amos Migliavacca e Elenio Salmistraro intitolato IL SATELLITE DI MONTALCINO. Gli autori descrivono come è stato analizzato il dipinto con fotografie a distanza ravvicinata, e come le loro conclusioni siano in linea con quanto affermato da Ion Hobana: «E’ interessante presentare l’interpretazione dell’ufologo romeno Ion Hobana, grande esperto di clipeologia ed autore dell’ottimo volume “Enigme pe cerul istoriei” , secondo cui l’oggetto sarebbe un antico mappamondo, rappresentante il Creato, in cui è visibile il sole ed una forma primitiva di tracciatura dei meridiani e paralleli; inoltre il piccolo cilindro sarebbe il perno per poter fissare ad un supporto la sfera. Un esempio dell’insieme è visibile in una sala in Vaticano. Dalle analisi effettuate sulle fotografie e sul dipinto originale non si possono ricavare elementi che facciano supporre un evento ufologico, mentre sono stati riscontrati numerosi punti in comune con raffigurazioni religiose greco-ortodosse. In molte icone provenienti dai Paesi dell’Est è possibile notare sfere con gli stessi simboli e tracciati, accompagnate o dalla sola figura del Cristo o da tutta la Trinità.»

In effetti anche questo dipinto non è molto diverso da tanti altri di questo genere, in cui viene rappresentata la Trinità. In tutti questi dipinti vediamo Gesù, lo Spirito Santo in forma di colomba e Dio Padre (ma in un sito web si dice che il personaggio a destra sarebbe Noè!!). Tra i personaggi della Trinità è quasi sempre presente anche il “Globo del creato” o “Sfera Celeste” , che non rappresenta in particolare la Terra ma l’intero Universo. In molti di questi dipinti compaiono anche gli scettri tenuti in mano da Gesù e Dio Padre, simboli del potere divino sul creato, che spesso vengono invece descritti come le antenne dello sputnik.

Il più simile a quello di Montalcino è un dipinto raffigurante la Trinità, esposto nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme (foto di Marco Bianchini)

ma molto simili sono anche “L’Adoration de la Sainte Trinité” (1640) di Johann Heinrich Schonfeld, e “La Messe de Fondation de l’ordre des Trinitaires” (1666) di Juan Carreno De Miranda. Entrambi sono esposti al Louvre.

 

Altri esempi di raffigurazioni della Trinità con la “sfera celeste”:

  

  

    

     

Il globo tripartito che si vede in molti di questi esempi deriva dall’ “orbe“, il simbolo del potere degli imperatori romani. Divenne poi, con l’aggiunta della croce al posto della dea della vittoria, uno dei simboli degli imperatori bizantini e da qui di diffuse nell’iconografia sacra come simbolo del potere divino sul creato.

  

Anche nella sfera di Montalcino dipinta da Salimbeni troviamo ancora accennati i segni della tripartizione, ma nel XVII secolo questo simbolo si era già trasformato, arricchendosi spesso di particolari astronomici come la fascia dello zodiaco, il sole e la luna, per rappresentare l’intero universo.

Il particolare che appare più “strano” nella sfera del dipinto di Montalcino è quello che si vede in basso, vicino ai piedi di Gesù, e che alcuni definiscono “periscopio”. L’ufologo romeno Ion Hobana vi trova una rassomiglianza con il perno centrale usato in certi mappamondi, e ne cita uno in particolare, che si troverebbe in Vaticano. Ma quello del dipinto non è né un periscopio né un perno. Si vede chiaramente che in quel globo (sul quale sono segnati i bordi delle “fascie” che formano la T rovesciata visibile anche in altri esempi) sono rappresentati il Sole e la Luna, rispettivamente in alto al centro e in basso a sinistra.

Lo stesso tipo di illustrazione astronomica si trova in un altro dipinto raffigurante la Trinità, e il cui l’autore è Pieter Coecke

 

Se osserviamo la sfera possiamo notare la fascia dello Zodiaco, il Sole, la Terra con il cono d’ombra, e la Luna, molto più piccola in basso.
La più spettacolare raffigurazione della “sfera celeste” è forse una scultura di Giacomo Colombo che si trova nella chiesa della Trinità di Popoli (larghezza cm.130, altezza cm.165, profondità cm.100), mentre la più piccola appare tra le mani di 
Gesù e della Madonna in un dipinto di Tommaso di Stefano Lunetti, dove vediamo una “sfera celeste” trasparente che contiene in paesaggio, molto simile a quella di Montalcino.

 

Un’altra raffigurazione della sfera celeste in un dipinto del primo ‘500 intitolato “Allegoria Cristiana” di Jan Provost, esposto al Louvre.

Anche le seguenti sono raffigurazioni della Sphaera Mundi, con la Terra al centro dell’Universo. Nella prima l’universo è retto dalla mano di Dio:

 

In quest’ultima illustrazione, tratta da Minerva Britanna di Henry Peacham, al centro della sfera si trova invece l’Uomo, e attorno a lui ruotano il Sole, la Luna e le Stelle.

Conclusioni:

La sfera raffigurata tra i personaggi della Trinità nel dipinto di Salimbeni intitolato “L’esaltazione dell’Eucaristia”non è un UFO. Quell’oggetto, presente in moltissimi dipinti che hanno per soggetto “La Trinità“, simboleggia il “Globo del Creato” o “Sfera Celeste”, e in particolare in questo caso contiene la raffigurazione del Sole e della Luna.

Aggiungo solo una cosa: Happy Birthday Lupo!

L’ufo nel quadro della Madonna con bambino a Firenze

Ieri ho ricevuto un email da parte di Luca che mi chiede se conosco la spiegazione ad uno dei famosi misteri artistici che riguardano il nostro bel paese, in un dipinto di epoca rinascimentale sarebbe, infatti,  presente un ufo rappresentato in tutti i suoi dettagli.

“MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO”

Attribuita a Sebastiano Mainardi o a Jacopo del Sellaio

(Firenze, Musei di Palazzo Vecchio, Sala di Ercole)

Ho trovato un articolo di Diego Cuoghi con una spiegazione esaustiva di questo mistero, quindi ve lo riporto:

la Madonna con Bambino e San Giovannino, esposta nella Sala di Ercole a Palazzo Vecchio a Firenze, è stata oggetto di diverse attribuzioni. Il cartellino del Museo dice Jacopo del Sellaio, ma nella scheda del catalogo (numero 00292620) si legge che il dipinto è attribuibile piuttosto a Sebastiano Mainardi (1466-1513), pittore della cerchia del Ghirlandaio attivo a Firenze alla fine del ‘400. Si aggiunge che vi sono evidenti somiglianze con opere di Lorenzo di Credi, soprattutto nella figura della Madonna. Uno studio recente di Alberto Lenza (2007) propone come autore il “Maestro del Tondo Miller“, da alcuni identificato nel figlio di Jacopo del Sellaio, Arcangelo.

È questo il dipinto che più ha fatto discutere gli ufologi, che vedono nella scena in alto a destra, dietro le spalle della Madonna, la testimonianza di un “incontro ravvicinato” con un oggetto volante non identificato. Nella scena in questione vediamo un personaggio che, con una mano sulla fronte, guarda verso una apparizione nel cielo. Con lui è un cane e anche l’animale guarda verso lo strano oggetto.
In un articolo di Daniele Bedini, pubblicato in Notiziario UFO – n. 7 (Luglio – Agosto 1996) si legge: «si rileva chiaramente la presenza di un oggetto aereo, color grigio piombo, inclinato sulla sinistra e dotato di una “cupola” o “torretta”, apparentemente identificabile come un mezzo volante di forma ovoidale in movimento.»

  

Ma questa non è la sola particolarità del dipinto, in alto a sinistra vediamo infatti la Stella della Natività accompagnata da altre tre piccole stelle o fiammelle.Un particolare molto simile è presente nella Madonna del Libro (1480) di Sandro Botticelli.

  

Questi particolari, “tre stelle” e “nube luminosa” ci fanno capire che questo dipinto si rifà ad un modo austero e rigoroso di intendere non solo i soggetti sacri ma tutta la vita cittadina che era stato predicato da Fra Girolamo Savonarola, proprio nella Firenze della fine del XV secolo. Dopo la cacciata dei Medici a Firenze venne instaurata la Repubblica, che Savonarola orientò in modo teocratico, esercitando una ferrea sorveglianza (oggi potremmo fare un paragone riferendoci ai fondamentalisti islamici della Repubblica iraniana di Khomeini) ed arrivando perfino ai pubblici “roghi delle vanità” del 1496-97, quando vennero raccolti e bruciati in piazza carte da gioco, dadi, acconciature, ornamenti, libri considerati osceni, fino ai quadri e agli oggetti preziosi. La predicazione di Savonarola influenzò moltissimo le opere d’arte di quel periodo, e diversi artisti, come ad esempio Sandro Botticelli, arrivarono a rinnegare le commistioni cristiano-pagane di tante opere precedenti ispirate ai concetti del neoplatonismo, per dipingere soggetti mistici in uno stile più “puro”, ma anche più rigido, arcaico e didascalico.

La simbologia religiosa presente in questa Madonna si rifà quindi a una iconografia più antica, che nella Firenze dell’umanesimo e del neoplatonismo si era perduta. Le tre stelle ad esempio sono visibili in dipinti del secolo precedente, ma soprattutto nelle icone bizantine della Madonna. Si trovano raffigurate spesso nel velo (sulle spalle e sulla fronte); altre volte vengono sostituite da tre raggi, ma in tutti i casi sono un simbolo della triplice verginità della Madonna, prima, durante e dopo il parto. Le tre stelle, col medesimo significato, si ritrovano anche nello stemma dell’ordine degli Oratoriani di San Filippo Neri (Filippini), particolarmente devoti alla Madonna.

Torniamo al particolare precedente, quello interpretato come ufologico. In moltissime altre “Natività” del ‘400 e del ‘500 troviamo una scena simile. Si tratta dell’annuncio ai pastori, narrato nel vangelo di Luca:
«C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l`angelo disse loro: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore..

Ecco la scena dell’annuncio ai pastori come appare sullo sfondo di una Natività di Vincenzo Foppa conservata al Detroit Institute of Arts:

 

L’angelo esce da una nube scura al cui interno brillano raggi dorati, e, proprio come nel dipinto di Palazzo Vecchio, viene osservato da un pastore che tiene la mano sulla fronte e da un altro seduto vicino al gregge:

Possiamo vedere questa stessa scena, rappresentata in modi molto simili a quello della Madonna con Bambino di Palazzo Vecchio, in molti altri dipinti che hanno come soggetto la Natività o l’Adorazione del Bambino:

Pinturicchio
Vincenzo Foppa
Giovanni Di Paolo
Amico Aspertini
Lorenzo Di Credi
Lorenzo Di Credi (part.)
Agnolo Bronzino
Antoniazzo Romano
Pinturicchio
Pinturicchio (part.)
Maestro della predella
Bernardino Luini
miniatura sec XV
Bernardino Fasolo
Domenico Ghirlandaio
Hugo Van Der Goes

Questi sono solo pochi esempi tratti da decine di dipinti che hanno come soggetto la Natività. In tutti riconosciamo chiaramente l’Angelo e vediamo che quasi sempre uno dei pastori tiene la mano sulla fronte, come a proteggere gli occhi dalla luce della “Gloria di Dio” a cui fa riferimento il passo del vangelo. Spesso compare anche il cane che guarda verso l’apparizione. In molti casi l’Angelo esce da una nube circondata da luce o, nei dipinti più antichi, di raggi dorati.

In una miniatura tratta dal manoscrtto “Grandes Heures d’Anne de Bretagne” (1500-1508) di Jean Bourdichon, l’angelo appare ai pastori affacciandosi da una specie di abbagliante squarcio nel cielo, nentre nella Madonna con Bambino e San Giovannino di Raffaellino del Garbo vediamo solo uno squarcio luminoso al centro della nube:

 

In un altro dipinto della fine del XV secolo, la Madonna col Bambino e San Giovannino di Gherardo Di Giovanni (Firenze, Galleria Dell’Accademia), vediamo sullo sfondo, a sinistra della Madonna, quello che a prima vista appare una macchia scura. Osservando meglio la macchia si rivela un angelo che esce da una piccola nube e scende verso la scena della natività, ma in questo caso non si vedono pastori sullo sfondo

 

  

Anche in un altro tondo, attribuito alla scuola di Sebastiano Mainardi e conservato a Sommariva Perno, vediamo la stessa scena con il pastore che, con la mano sulla fronte, guarda verso l’apparizione dell’angelo vestito di rosso Al suo fianco un cane che, con la bocca aperta, guarda l’angelo. Al centro, sopra la testa della Madonna, compare la nube luminosa.

  

Sebastiano Mainardi era cognato di Domenico Ghirlandaio, ed ecco una natività di questo artista, con una stella luminosa che appare all’interno di una nube. Sulla destra l’angelo appare ai pastori.

Anche in questo particolare tratto da un’altra Natività di Domenico Ghirlandaio vediamo sia l’angelo che la nube luminosa (ed è curioso notare come, perfino riferendosi a questo dipinto, ci sia chi individua un UFO in quella figura nel cielo: http://www.teegeeack.com/alien-ufo-secret-ufo-video-photo.html ):

Nell’immagine seguente, tratta da un Libro di Preghiere degli Sforza datato intorno al 1500, ritroviamo la nube luminosa (al cui interno si riconoscono molti angeli) che sovrasta la scena della Natività:

 

Il dipinto più interessante è però una Natività di Lorenzo Monaco (1409) conservato al Metropolitan Museum di New York. Sopra la Madonna compare una nube circondata da raggi dorati molto simile a quella del tondo di Palazzo Vecchio, mentre l’Angelo, sbucando da un’altra nube luminosa, fa l’annuncio ai pastori:

Frammenti di un rivestimento in foglia d’oro zecchino sono ancora visibili nella nube del tondo di Palazzo Vecchio, ed è possibile che in origine anche questa presentasse una doratura che la copriva interamente.

 

Possiamo così identificare nella Madonna con Bambino e San Giovannino esposta a Palazzo Vecchio la nube luminosa che è presente anche nel dipinto di Lorenzo Monaco, e la scena dell’annuncio ai pastori descritta nel vangelo di Luca. Ma in quel racconto della natività non si parla di nubi luminose, da dove deriva allora questo particolare?

Nell’arte sacra rinascimentale non venivano rappresentate solo scene tratte dai quattro vangeli canonici. Molto spesso si ricorreva anche a testi devozionali più recenti, pieni di personaggi e vicende di gusto più popolare e narrativo. Le tante scene che raffigurano la Presentazione di Maria al Tempio o lo Sposalizio della Vergine (dipinti da Giotto), l’incontro tra Gesù e San Giovanni Battista durante la fuga in Egitto (dipinto da Leonardo nella Vergine delle Rocce) derivano da racconti estranei ai vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. I pittori e i loro committenti, che sceglievano i soggetti, molto spesso mescolavano racconti tratti da testi diversi, come ad esempio la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, la Meditatione Vitae Christi di Giovanni De Cauli, o i molti vangeli apocrifi. La stessa presenza del bue e dell’asino, che pure vediamo in quasi tutte le natività, non è narrata dai vangeli canonici ma dall’apocrifo Pseudo-Matteo, uno dei testi più diffusi e utilizzati come fonte di soggetti dagli artisti di quell’epoca. Quel vangelo però a sua volta derivava dal Protovangelo di Giacomo, conosciuto solo in lingua greca fino alla traduzione latina di Guillaume Postel della metà del sec. XVI. Ai racconti contenuti in questi testi Giotto si ispirò per le storie dell’infanzia di Maria della Cappella degli Scrovegni. Proprio nel Protovangelo di Giacomo troviamo una descrizione della natività in cui non compaiono angeli ma una “nube luminosa“, come in molti altri brani biblici:

[19, 2] Si fermarono nel luogo dov’era la grotta, ed ecco una nuvola luminosa adombrava la grotta. E la levatrice esclamò: ‘Oggi è stata magnificata la mia anima, perché i miei occhi hanno visto un prodigio meraviglioso: che è nata la salvezza per Israele’. E subito la nuvola si dissipò dalla grotta e apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non la potevano sopportare... (I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Torino, 1969, p.21)

A differenza del vangelo di Luca in cui leggiamo che «la Gloria del Signore li avvolse di luce», in questo brano il narratore aggiunge che «gli occhi non potevano sopportare» quella gran luce. E in tanti dipinti vediamo che, seguendo alla lettera il testo, l’artista ha dipinto il pastore che si protegge gli occhi con la mano.

Nello stesso Protovangelo troviamo la descrizione della Stella, ma soprattutto, a differenza dei vangeli canonici, si dice che anche il piccolo Giovanni Battista dovette fuggire da Erode:
[22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: “Ammazzate i bambini dai due anni in giù”.
[2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c’era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: “Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio”. Subito il monte si spaccò e l’accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.
Ecco che in questo brano del protovangelo di Giacomo la “luce” viene identificata con un angelo custode, senza che questo appaia come un personaggio vero e proprio. Nel’apocrifo Vangelo dell’infanzia arabo-siriaco invece è la stella dei Magi ad essere identificata con un angelo: « In quello stesso istante apparve loro un angelo, sotto forma di quella stella che era stata la loro guida nel viaggio; ed essi se ne andarono, seguendo l’indicazione della luce».

La raffigurazione della nube senza l’Angelo è rara ma, oltre che nella Natività di Lorenzo Monaco già mostrata, possiamo vederne un esempio in una Adorazione del Bambino dipinta delMaestro Franke. In alto nel cielo, all’interno della nube si vede la stella. Lo stesso autore in un’altra opera raffigura invece Dio all’interno della nube, mentre l’angelo fa l’annuncio ai pastori:

 

Marco Bussagli è autore di diversi libri sull’iconografia degli Angeli. In particolare in Storia degli Angeli (Rusconi, 1991) cita lo pseudo-Dionigi che afferma «la sacra scrittura li rappresenta anche sotto forma di nubi, indicando con questo che le sacre intelligenze sono riempite in modo sovramondano di una luce nascosta e accolgono semplicemente la prima luce alla sua prima emanazione…». Lo stesso Bussagli nel catalogo della mostra Le Ali di Dio scrive «Nel complesso il Medioevo si rivelò come un periodo centrale per lo sviluppo dell’iconografia angelica, le cui soluzioni furono successivamente reinterpretate in senso decisamente naturalistico dalle successive culture rinascimentale e barocca. E’, il caso degli “Angeli nuvola” che vennero più avanti riproposti come figure alate sorrette da soffici cuscini di vapore.» (http://www.enec.it/AliDio/09e_Iconografia.pdf)


Sano di Pietro, particolare dall’Annuncio ai Pastori (metà XV secolo)

Possiamo così ricondurre anche il tondo con la Madonna con Bambino e San Giovannino alla tradizione iconografica dell’epoca, quella della fine del ‘400 a Firenze. Il particolare arcaico delle tre stelle, simbolo della triplice verginità di Maria, e la raffigurazione non antropomorfa ma simbolica dell’Angelo come “nube luminosa” possono far pensare ad una adesione dell’autore alle tesi di Gerolamo Savonarola, il frate domenicano che predicava un ritorno alla tradizione e ad una maggiore purezza nell’arte e nella vita cittadina. Nella scheda del Museo di Palazzo Vecchio dedicata al dipinto si dice che vi sono evidenti somiglianze con opere di Lorenzo di Credi. Proprio questo artista era uno dei più devoti seguaci di Savonarola, tanto che arrivò a bruciare tutti i propri disegni di nudo e a diventare frate egli stesso.

Conclusioni:

Nel dipinto intitolato Madonna con Bambino e San Giovannino, attribuito a Sebastiano Mainardi, artista della cerchia del Ghirlandaio, non ci sono UFO. Le tre piccole stelle, che in questo dipinto accompagnano quella più grande della Natività, venivano spesso usate per simboleggiare la triplice verginità di Maria; il pastore che guarda l’apparizione in cielo proteggendosi gli occhi con la mano è simile a moltissimi altri tratti da dipinti dallo stesso soggetto; la nube luminosa deriva dal racconto della Natività nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo. Lo stessoProtovangelo, che contiene le storie dell’infanzia della Madonna, è uno dei testi più citati nella definizione del dogma della verginità di Maria.

Nota, gennaio 2011: Nella trasmissione televisiva “Mistero” del 25 gennaio 2011 è stato proposto l’ennesimo servizio sugli “UFO nell’arte”. A contrastare le ipotesi ufologiche è stato interpellato Vittorio Sgarbi. Il celebre intrattenitore e opinionista televisivo ha dato la sua interpretazione di quest’opera, affermando che quell’oggetto nel cielo non sarebbe altro che una “macchia preterintenzionale”, quindi un errore dell’artista, dimostrando così solo di non avere mai visto, non dico dal vero ma neppure in una buona riproduzione fotografica, il dipinto in questione.

Tratto da Arte e Ufo LINK